ImagoLego di Stefano Bolcato

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RITRATTI ICONICI DELLA STORIA DELL'ARTE, RIVISITATI IN STILE LEGO DA STEFANO BOLCATO

La Rome Art Week è la manifestazione annuale per la promozione delle arti visive, giunta alla sesta edizione, che si svolgerà a Roma dal 25 al 30 Ottobre 2021.

Per l’occasione InQuadro, dal 27 ottobre, ha in programma l’allestimento, in via Alberto Ascari 255, della mostra ImagoLego, esposizione e vendita delle nuove grafiche Fine Art, a tiratura limitata, di Stefano Bolcato.

Le grafiche in mostra ripropongono i dipinti ad olio che hanno reso popolare Bolcato, ispirati ai famosi mattoncini Lego e dedicati alle icone della Storia dell’Arte e non solo.

InQuadro aderisce all’iniziativa Gallery Night RAW2021 che prevede per venerdì 29 ottobre l’apertura della galleria fino alle ore 22.

Le grafiche della mostra ImagoLego sono stampate con metodo Fine Art Print, Epson Ultra Chrome K3 Hahnemuhle Paper ed incorniciate con le consuete cornici ideate e realizzate in esclusiva, frutto di una collaborazione di anni tra Giuseppe Leonetti e Stefano Bolcato.

I dipinti originali, riprodotti nelle grafiche Fine Art esposte per ImagoLego, sono infatti sempre abbinati, in tutte le mostre di Stefano Bolcato, con le cornici InQuadro, studiate ad hoc per le opere di Bolcato, in stile Lego.

Le schede a cura di Francesca Leonetti

Nel corso di queste ultime settimane, nell’attesa della mostra #ImagoLego , nella nostra pagina Facebook InQuadro Cornici abbiamo pubblicato delle interessanti schede che evidenziano lo studio e la ricerca artistica di Stefano Bolcato, attraverso i suoi ritratti iconici.

👨‍🎨 Il Ghirlandaio

 

👨‍🎨 Leonardo da Vinci

 

👨‍🎨 Jan Vermeer

 

👨‍🎨 Caravaggio

 

👨‍🎨 Sandro Botticelli

Scudo con testa di Medusa

👨‍🎨Michelangelo Merisi da Caravaggio (detto Caravaggio)
 
🎨 olio su tela
🕰 1598 ca.
📍 Galleria degli Uffizi, Firenze
 
Con la sua forte espressività, che riflette l’attenzione al naturalismo tipica dell’arte barocca e la ricerca di una maggiore vitalità nella rappresentazione della figura umana, la Medusa si fa portavoce della grandiosa rivoluzione pittorica messa in atto da uno dei maggiori artisti del XVII secolo: Michelangelo Merisi, detto Caravaggio.
É proprio a quest’opera che si ispira Stefano Bolcato nella sua personale rilettura in _“chiave Lego”_ del celebre dipinto, esposta in anteprima nella mostra ImagoLego presso la galleria InQuadro Cornici.
Lo scudo con testa di Medusa può essere considerato una sintesi del linguaggio caravaggesco, che unisce una resa teatrale della luce e del colore ad una ricerca quasi ossessiva della rappresentazione viva e puntuale dell’emozione umana. Caravaggio descrive con incredibile abilità zone illuminate e zone d’ombra, grazie alle quali riesce ad ingannare lo spettatore dando l’impressione che lo spazio su cui si innesta la testa mozzata sia concavo, quando in realtà la superficie dello scudo è, ovviamente, convessa.
Già indagata da Leonardo circa un secolo prima, la fisiognomica è uno degli aspetti portanti di quest’opera: Medusa è ritratta nel momento esatto della sua decapitazione con gli occhi spalancati e, paradossalmente, resi dall’artista con una vitalità impressionante, la bocca è aperta ed emette un urlo di terrore che viene esaltato dal movimento convulso delle serpi.
Un altro aspetto interessante di questo scudo è la particolare iconografia scelta da Caravaggio per la sua realizzazione.
Il soggetto appartiene ad un episodio della mitologia greca in cui viene narrata la decapitazione di Medusa da parte di Perseo; tuttavia, la mancanza dell’eroe nell’opera ha indotto gli studiosi ad ipotizzare che l’artista abbia deciso di associare il racconto mitologico alla tradizione antica di rappresentare Medusa nell’egida di Minerva, la quale si serviva della mostruosa testa per spaventare i nemici.

Ritratto di giovane Dama

👨‍🎨 Piero di Iacopo D’Antonio Benci (detto Piero del Pollaiolo)
 
🎨 tecnica mista su tavola
🕰 1470-1472
📍 Museo Poldi Pezzoli, Milano
 
Con il decimo post di ImagoLego vogliamo presentarvi un’opera attribuita all’artista fiorentino Piero del Pollaiolo, divenuta una tra le più celebri nell’ambito della ritrattistica femminile durante il Rinascimento.
Essa fa parte del gruppo di ritratti di donne eseguiti da Piero e Antonio del Pollaiolo, conservati in 5 diversi musei nel mondo, motivo per il quale la critica ha spesso associato il dipinto alla mano del fratello, anche se ad oggi gli esperti concordano nel ritenerlo opera di Piero.
Probabilmente, la protagonista del ritratto era una donna facoltosa in procinto di sposarsi, motivo per il quale indossa i suoi gioielli. Bisogna, infatti, specificare che la società del tempo era profondamente maschilista e l’imminenza del fidanzamento o delle nozze era uno dei pochi momenti di visibilità di cui poteva godere una donna durante la sua esistenza.
La dama, che sembrerebbe essere stata identificata come la giovane moglie di Giovanni II di Barbiano (conte di Cunio), è riccamente abbigliata e sfoggia un’elaborata acconciatura “a vespaio” impreziosita da un diadema di perle, simbolo di purezza e fedeltà nuziale.
Nella riproduzione dei gioielli e dei tessuti, caratterizzati da particolari effetti virtuosistici, è rintracciabile l’influenza dall’arte fiamminga nello stile dell’artista che si traduce con giochi di luci e riflessi sulla superficie delle perle, i quali mettono in evidenza l’incarnato roseo della giovane ragazza.
Il dipinto esalta il concetto ideale di bellezza femminile secondo i dettami del pensiero Neoplatonico in voga nel XV secolo, che si concretizza in una sintesi di eleganza e bellezza quasi celestiale, come testimonia la figura aggraziata della donna con i suoi capelli biondi e il colorito pallido della pelle.
 

La belle Promenade

👨‍🎨 René François Ghislain Magritte (René Magritte)
 
🎨 guazzo (tempera) su carta
🕰 1965
📍 collezione privata
 
In questo ultimo post dedicato alla serie ispirata alle opere del surrealista René Magritte vogliamo raccontare un dipinto della sua produzione più tarda, in cui è possibile rintracciare caratteristiche tipiche del Surrealismo e della personale maniera del pittore belga di rappresentare la realtà.
 
La figura standardizzata dell’uomo con la bombetta, simbolo dell’individuo comune e dell’omologazione, è di nuovo il protagonista dell’opera ma, in questo caso, l’autore sceglie di rappresentare una diversa distorsione della sagoma umana rispetto a quanto già visto nel Figlio dell’uomo o nel Pellegrino.
 
Magritte capovolge l’idea di figura e paesaggio rendendo il corpo un semplice contorno che racchiude al suo interno un cielo azzurro, sereno e punteggiato da nuvole bianche. Così, lo scenario che l’occhio e le convinzioni percettive avrebbero naturalmente collocato alle spalle dell’uomo, occupa una posizione del tutto inedita che da’ come esito un’immagine del tutto paradossale.
 
Nella Belle Promenade, Magritte inserisce un elemento particolare e ricorrente nelle sue opere che richiama la sua infanzia. Parliamo della sfera, riconosciuta in realtà come una campana per slitta, appoggiata sul muretto in primo piano a simboleggiare un ricordo lontano dell’artista, il quale affida all’oggetto una forte valenza evocativa.

il maestro di scuola

👨‍🎨 René François Ghislain Magritte (René Magritte)
 
🎨 Olio su tela
🕰 1955
📍collezione privata
 
La terza opera della serie ispirata a René Magritte che abbiamo scelto di affrontare questa settimana è Il maestro di scuola, un dipinto formalmente semplice ma dal significato complesso e non sempre facile da comprendere.
In linea con la produzione artistica del pittore, anche in questo caso la figura umana e i suoi aspetti psicologici giocano un ruolo fondamentale nella lettura dell’immagine.
 
L’arcinota sagoma dell’uomo che caratterizza gran parte dei dipinti di Magritte è riproposta, in questo caso, di spalle allo spettatore mentre osserva il paesaggio circostante, visibile solo in minima parte e reso attraverso una prospettiva aerea che descrive gli effetti di luce e colore prodotti dalla presenza dell’aria che si interpone tra l’osservatore e l’oggetto osservato.
 
Aspetto rilevante dell’opera è la scelta dell’artista di rendere del tutto anonimo il soggetto rappresentandolo di spalle. Questo singolare accorgimento ha uno scopo ben preciso nell’immaginario di Magritte: nascondendo il volto dell’uomo lo spettatore viene colto da un senso di frustrazione causato dalla disgregazione delle sue “abitudini” mentali e dalle sue convinzioni percettive. L’individuo magrittiano diventa così un vero e proprio controsenso poiché si mostra a chi lo osserva ma, allo stesso tempo, ci priva della sua presenza.

Il Pellegrino

👨‍🎨 René François Ghislain Magritte (René Magritte)
 
🎨 Olio su tela
🕰 1966
📍collezione privata
 
Con il post di questa settimana dedicato a ImagoLego di Stefano Bolcato, continuiamo a parlare dei soggetti ispirati alle opere del pittore belga René Magritte soffermandoci su uno dei suoi pezzi più famosi: Il pellegrino.
 
Il dipinto è facilmente riconducibile alla mano dell’artista di cui riconosciamo a colpo d’occhio la tipica figura dell’uomo con la bombetta in testa e l’abbigliamento distinto, tipicamente borghese.
 
Come già appariva chiaro nel Figlio dell’uomo, l’artista fu fortemente influenzato dalla diffusione delle teorie della psicoanalisi nel corso del XX secolo e, in particolare, da quella freudiana. Le immagini di Magritte rappresentano un paradosso in quanto belle nella loro peculiare linearità ma, allo stesso tempo, sono capaci di suscitare nello spettatore emozioni conturbanti.
 
Le figure ideate da Magritte rispecchiano il suo intento artistico, ben diverso da quello dei surrealisti Salvador Dalì e Max Ernst, nel cercare un approccio distante da tutte quelle “distrazioni” che caratterizzavano le opere d’arte moderna. La sua tecnica illustrativa è, perciò, volta a descrivere in modo chiaro il soggetto restando impassibile nella sua assoluta limpidezza.

il figlio dell'uomo

👨‍🎨 René François Ghislain Magritte (René Magritte)
 
🎨 Olio su tela
🕰 1964
📍 collezione privata
 

L’opera di questa settimana è una tra le più conosciute di René Magritte, artista belga che ha lasciato una traccia importante nella storia dell’arte di tutti i tempi come uno dei maggiori esponenti del surrealismo in Belgio.

Il figlio dell’uomo è un dipinto la cui unicità risiede nel mistero che l’autore, così come per la maggior parte delle sue opere, racchiude nel soggetto; egli affermava infatti che fosse proprio la pittura a suscitare nell’uomo il desiderio di andare oltre alla superficialità della rappresentazione per scoprirne il significato più intimo.
Inoltre, è doveroso notare la meditata scelta dei titoli che Magritte attribuisce ai suoi dipinti, non chiaramente esplicativi ma indirettamente pertinenti al soggetto raffigurato.

Il primo piano dell’opera è occupato quasi interamente da un uomo con il volto parzialmente nascosto da una mela verde sospesa in aria.
Per via del suo abbigliamento curato e formale, che ci permette di distinguerlo come un borghese, il figlio dell’uomo risulta essere un’implicita critica rivolta a questa classe sociale, considerata dall’autore come ipocrita e mediocre.

Per comprendere meglio ciò che si cela dietro quest’opera così criptica, è interessante leggere direttamente ciò che Magritte dichiarò riferendosi al dipinto:
«Ebbene, qui abbiamo qualcosa di apparentemente visibile poiché la mela nasconde ciò che è nascosto e visibile allo stesso tempo, ovvero il volto della persona. Questo processo avviene infinitamente. Ogni cosa che noi vediamo ne nasconde un’altra; noi vogliamo sempre vedere quello che è nascosto da ciò che vediamo. Proviamo interesse in quello che è nascosto e in ciò che il visibile non ci mostra. Questo interesse può assumere la forma di un sentimento letteralmente intenso, un tipo di disputa, potrei dire, fra ciò che è nascosto e visibile e l’apparentemente visibile.»

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ritratto di giovane donna

👨‍🎨  Domenico Bigordi (detto il Ghirlandaio)
 
🎨 Tempera su tavola
🕰 1490 c.a.
📍 Museo Calouste Gulbenkian, Lisbona (Portogallo)
 
Il Ritratto di giovane donna realizzato dal Ghirlandaio fa parte di quel filone di opere d’arte, risalenti all’epoca rinascimentale, che prediligeva le rappresentazioni della figura umana di tre quarti e a mezzo busto su sfondo neutro.
Nel dipinto in questione si evince la volontà del pittore, e di conseguenza del committente, di raffigurare attraverso i dettagli lo status sociale del soggetto. L’abito della donna è, infatti, pienamente in linea con la moda fiorentina del tempo e la scollatura lascia ampio respiro ad una preziosa collana di corallo che richiama armonicamente il colore della veste.
L’opera del Ghirlandaio è costruita su una delicata ponderazione delle forme e un’attenta scelta delle associazioni cromatiche che richiamano quell’ideale di ordine compositivo alla base di tutta l’arte rinascimentale e non solo. Tuttavia, l’autore manifesta un interesse nel conferire alla dama una nota naturalistica, libera da schemi prestabiliti e volta a umanizzare la sua figura.

La Belle Ferronnière (Ritratto di dama)

👨‍🎨 Leonardo di ser Piero da Vinci

🎨 Olio su tavola
🕰 1490-1495
📍Museo del Louvre, Parigi (Francia)

L’opera che proponiamo oggi per ImagoLego di Stefano Bolcato, attribuita al maestro Leonardo da Vinci, era originariamente parte della collezione privata del re francese Francesco I, motivo per il quale venne erroneamente catalogata con il nome “Belle Ferronnière” durante il XVIII secolo. Infatti, la dama fu confusa con un’amante del sovrano, Madame Ferron, e dal quel momento sarà nota al grande pubblico con questo nome; in realtà, il termine “Ferronnière” faceva riferimento al nastro con gioiello che impreziosisce la fronte della donna, divenuto in seguito simbolo del ritratto vinciano in questione.

Così come abbiamo già specificato nel post dedicato alla Monna Lisa, anche la Belle Ferronnière non è stata identificata con precisione nonostante i diversi studi condotti nel corso dei decenni: tra le ipotesi avanzate spicca sicuramente quella che riconosce la dama come Lucrezia Crivelli, un’amante di Ludovico il Moro.
Per quanto riguarda la rappresentazione dello spazio circostante, a differenza della Gioconda, la Belle Ferronnière emerge in tutta la sua eleganza su uno sfondo scuro e privo di particolari fatta eccezione per il parapetto in primo piano, che marca la distanza tra la fanciulla e chi la osserva.

Come spesso accade nei ritratti di epoca rinascimentale, il soggetto dell’opera viene raffigurato con particolare attenzione per gli elementi che ne contraddistinguono la condizione sociale; anche in questo caso l’artista non manca di aggiungere alla raffinata rappresentazione della donna particolari preziosi come la sottile collana intrecciata e lavorata minuziosamente, l’abito rosso arricchito da nastri di colorazione gialla e la delicata acconciatura in linea con la moda del tempo.

Sicuramente ciò che permette di attribuire il ritratto della dama alla mano di Leonardo è la straordinaria resa naturalistica nell’espressione del volto e nello sguardo rivolto a destra, oltre allo spettatore, che conferisce alla donna una vitalità inedita.

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RAGAZZA CON L'ORECCHINO DI PERLA

👨‍🎨 Johannes van der Meer (Jan Vermeer)

🎨 Olio su tela
🕰 1665-1666
📍Mauritshuis, L’Aia (Paesi Bassi)

Dopo la “proposta” Olimpica, in compagnia di Mauro Molle, riprendiamo a pubblicare il post settimanale dedicato ai ritratti iconici della storia dell’arte per ImagoLego, con le grafiche Fine Art di Stefano Bolcato.

Ribattezzata “la Gioconda olandese”, in merito all’espressione indecifrabile che contraddistingue il suo volto, la Ragazza con l’orecchino di perla realizzata da Vermeer è una delle più celebri opere della cosiddetta “età d’oro” dell’arte fiamminga.

Nonostante la sua bellezza senza tempo, l’artista non vuole rappresentare una donna ideale e decide così di ritrarre un volto comune, a cui non è possibile attribuire un’identità esatta; per questo motivo l’opera è riconosciuta come un Tronie. Particolare attenzione è invece riservata ai dettagli, all’abbigliamento e all’atteggiamento della protagonista.
La storia di questa tela eccezionale è piuttosto controversa: messa all’asta e acquistata più volte da acquirenti diversi, se ne perderanno le tracce fino al 1881, anno in cui viene venduta per circa $1 al collezionista Arnoldus Andries des Tombe. Solo grazie al restauro l’opera viene riconosciuta come il capolavoro perduto dell’artista olandese e donata al Mauritshuis, luogo in cui ancora oggi è conservata.

La Ragazza con l’orecchino di perla è stata oggetto di ricerca per anni e continua a stimolare la curiosità degli esperti. Possiamo menzionare uno studio durato 2 anni e condotto da un gruppo di restauratori, grazie al quale si è scoperto che lo sfondo su cui emerge la donna non è un semplice monocromo bensì un sontuoso tendaggio di un verde particolarmente scuro. Un’altra importante osservazione concerne il colore utilizzato da Vermeer: l’artista sceglie pigmenti pregiati, provenienti da diversi Paesi del mondo, per impreziosire il suo capolavoro e conferirgli un effetto visivo straordinario.

Libri e film ispirati all’opera
“La ragazza con l’orecchino di perla”, romanzo di Tracy Chevalier (1999)
“La ragazza con l’orecchino di perla” (Girl with a Pearl Earring), film tratto dall’omonimo romanzo, diretto da Peter Webbeer (2003)

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LA GIOCONDA (Monna Lisa)

👨‍🎨 Leonardo di ser Piero da Vinci

🎨 Olio su tavola
🕰 1503-1506
📍 Museo del Louvre, Parigi (Francia)

La seconda opera a cui vogliamo riservare il post settimanale dedicato ai ritratti iconici della storia dell’arte per ImagoLego, con le opere di Stefano Bolcato, è una tra le più famose e innovative rappresentazioni della figura umana di tutti i tempi.

Gioconda (o Monna Lisa) è il nome che Giorgio Vasari attribuisce al ritratto della giovane donna realizzato da Leonardo, identificandola in Lisa Gherardini, moglie del ricco commerciante fiorentino Francesco del Giocondo.

Tuttavia, nel corso del tempo l’opera vinciana ha continuato ad affascinare ed incuriosire numerosi studiosi, i quali hanno avanzato diverse ipotesi circa la vera identità della donna.

Il ritratto si colloca perfettamente in quella ricerca di una natura più intima e umana che diventerà elemento peculiare, e del tutto innovativo, della produzione artistica di Leonardo.

Egli, infatti, non vuole dare vita ad una semplice rappresentazione fisica e naturalistica dei suoi soggetti, ma si propone di “dipingere i moti dell’animo” rivolgendo allo spettatore un’immagine vivida dei movimenti della mente umana e del flusso dei pensieri.

Il sorriso ineffabile della Gioconda caratterizza il suo volto e non lascia percepire con precisione l’umore della donna: a tale scopo, Leonardo introduce nelle sue opere la cosiddetta tecnica dello sfumato grazie alla quale riesce a rappresentare in modo indefinito alcuni dettagli del volto della Monna Lisa, reso immortale dall’inconfutabile maestria della mano dell’artista.

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RITRATTO DI DANTE

👨‍🎨 Alessandro di Mariano di Vanni Filipepi (detto Sandro Botticelli)

🎨 Tempera su tela
🕰 1495
📍Ginevra (Svizzera), collezione privata

Inauguriamo la rubrica dedicata ai ritratti iconici della storia dell’arte, per ImagoLego di Stefano Bolcato, con il Ritratto di Dante.

In questi giorni si è aperta a Ravenna, presso la Biblioteca di Storia Contemporanea “Alfredo Oriani”, la mostra Danteplus 700, per i settecento anni dalla morte di Dante Alighieri.

Il celebre ritratto di Botticelli fu realizzato alla fine del XV secolo, probabilmente su modello di una precedente opera di Giotto.

Dante è dipinto con un abito rosso carminio, divenuto in seguito vero e proprio emblema del sommo poeta.

La corona di alloro a simboleggiare la gloria poetica di cui egli auspica il conferimento nel Paradiso.

Un particolare interessante di questo dipinto è la firma dell’autore: infatti, Sandro Botticelli nasconde le iniziali del suo nome d’arte (SB) nelle ombre che caratterizzano il volto del poeta, in corrispondenza dell’occhio e del sopracciglio.

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una selezione di grafiche di Stefano bolcato da acquistare

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